Dietro le quinte delle premiazioni del Vespa Club d’Italia

Ancora una volta, l’8 e il 9 febbraio scorsi, sono andate in scena le premiazioni sportive e turistiche del Vespa Club d’Italia.

 

Un appuntamento ormai irrinunciabile che, dopo il Congresso Nazionale dell’Associazione, è ormai il secondo evento per importanza nella stagione vespistica dal punto di vista “istituzionale”. Due giorni di svolgimento per più o meno quattro ore effettive dedicate a questo che possiamo definire un rito di apertura dell’annata, una passerella di festa per tutti i vespisti chiamati a salire sul palco per ricevere un riconoscimento sotto forma di una coppa, una targa e – da quest’anno – anche un quadro.

 

Come in tutte le cose di questo mondo, quelle quattro ore effettive di cui parlavamo hanno avuto bisogno di un lungo lavoro – iniziato lo scorso ottobre – di preparazione (elenchi dei premiati, inviti, allestimenti, eccetera), studio, compromessi tra le volontà e le necessità, riunioni, telefonate. Il tutto allo scopo di apparecchiare una tavola il più possibile imbandita, gradevole e funzionale.

 

Trattandosi di premiazioni di Sport e Turismo, i più impegnati sono ovviamente stati i responsabili di questi settori, che su mandato del Consiglio Direttivo hanno stilato il piano d’azione in coordinamento con il Settore Comunicazione.

 

Man mano che ci si avvicina alla data fatidica, lo sanno bene coloro che organizzano manifestazioni vespistiche, ci si accorge di aver dimenticato un particolare, ci si imbatte magari casualmente in una soluzione migliore a un ostacolo che sembrava già scavalcato oppure a un imprevisto.

 

Tutto questo “ambaradan” non è certamente realizzabile nella pratica da un ristrettissimo gruppo, seppur totalmente dedicato ad esso: non si può fare a meno di un sostanzioso numero di persone che concedano la propria totale disponibilità a qualsiasi mansione, anche la più apparentemente umile e faticosa.

 

E’ per questo che qui si vogliono citare coloro che, chiamati in causa già in precedenza ma anche assoldati sul campo, hanno risposto “PRESENTE“. Parliamo di collaboratori dei due settori e di altri amici vespisti reclutati per necessità soprattutto per lavorare, alcune ore o anche solo venti minuti, sugli allestimenti del palco e della “sala Vespa” del Museo Piaggio o per svolgere compiti delicati nell’accoglienza dei partecipanti.

 

Facciamo di seguito i loro nomi, sperando di non dimenticare nessuno: Cosimo Barratta, Andrea Beghini, Nunzio Bonanno, Vincenzo Caridi, Giovanni Casciano, Leonardo Cieol, Monica Di Pardo, Renzo Fabbri, Ivano Lanzone, Antonio Musicò, Giuseppe Nacci, Daniele Nencini, Fiorenzo Rossi, Leonardo Santucci, Benito Signori, Maurizio Vannini, Nicola Veneto, Ezio Zamignan.

 

Ognuno di essi ha consumato energie personali per dare una mano nel più ampio spirito di collaborazione e di servizio – lo spirito “vero” del Vespismo organizzato – sudando oppure prendendo freddo. Grazie.

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