Ci ha lasciato il “Vicentino Volante” Danilo Antonio Zin.
Socio del Vespa Club Vicenza sin dagli anni ’50, si era distinto nelle gare vespistiche per la sua audacia e coraggio. Primo a mettere su un’officina Vespa nella sua provincia nel 1949, Antonio, classe 1925, la Vespa la conosceva come le sue tasche.
Nelle serate in sua compagnia, spinto dalla curiosità di quanti gli facevano domande, allietava gli amici con aneddoti e racconti di quegli anni.
Amava le sfide Antonio e non si tirava indietro nemmeno davanti a quelle più pericolose, come quando, in sella alla sua Vespa, venne sfidato ad una corsa in discesa. Non ci pensò due volte, e con la spensieratezza ed incoscienza che contraddistingue i giovani temerari, decise che quella sfida l’avrebbe vinta a tutti i costi, se non altro per onore. Fu così che scese in picchiata dalla montagna, senza freni, perché prima di partire decise di tagliarli ed affrontare il pericoloso percorso con l’uso del solo freno motore. E vinse!
Nel 1952 partecipò alla seconda edizione della “1000 Chilometri Vespistica”, ma contrariamente a quanto successo nella prima edizione, stavolta partecipò in rappresentanza del concessionario vicentino, che per l’occasione gli chiese di rappresentarlo. Venne affidata ad Antonio una Vespa che non doveva permettergli di vincere, ma doveva far scalpore: una Vespa da corsa! E così successe, Antonio affrontò la gara dando gas per tutto il tragitto ad una velocità media di oltre 71 kmh, arrivando al traguardo per primo dopo poco meno di 14 ore, tanto da cogliere impreparati gli addetti alla postazione cronometrica. Non si aspettavano di certo di vedere un concorrente tagliare il traguardo con così tanto largo anticipo, dopotutto si trattava di una gara di regolarità, non certo di velocità! Il record di quell’evento, seppur battuto nel 1952 e migliorato anche da lui stesso, rimase negli annali del Vespismo e lo fece entrare nella leggenda.
Sempre presente a fianco ai Vespisti dei nostri giorni, lo si poteva incontrare in gare, raduni e rievocazioni, pronto a dare un consiglio e ad accarezzare le Vespa con un briciolo di amarcord.
Lo ricordiamo a Venezia, in occasione del 69° Congresso del Vespa Club d’Italia, in un suo passionale e deciso intervento per la difesa del nostro logo associativo, durante il quale aveva esortato i presenti ad proseguire la strada tracciata dai primi fondatori in nome di quel simbolo che ci rappresenta.
Nell’unirci al cordoglio di tutti i suoi affetti, lo immaginiamo idealmente, oggi come ieri, sulla pedana della 1000 Chilometri Vespistica, pronto ad affrontare, con un sorriso e a tutto gas, la sfida della morte come un vero “Corsaro”.
Il Direttivo del Vespa Club d’Italia.