Intervista a Mauro Calestrini, candidato alla Presidenza del Vespa World Club

Mauro Calestrini, 53 anni, è un uomo che guarda sempre al futuro innanzitutto perché la sua grande passione, mai nascosta, è la Storia con la S maiuscola, continua fonte di ispirazione per costruire il nuovo. “La Vespa, la sua storia, i suoi significati tecnici ma soprattutto sociali rappresentano per me il massimo dell’interesse: cerco in ogni momento di ampliare le mie conoscenze in qualsiasi campo della cultura, ma il primo posto nel mio cuore è riservato a lei”.

Nato ad Asmara, in Eritrea, nel 1968, torna in Italia con la famiglia per poi affrontare un ciclo di studi e quindi dedicarsi all’impresa di famiglia, che ha sede a Soliera (Modena), a pochi chilometri dalla sua Carpi, dove è dal 2019 Presidente del locale Vespa Club. I motori sono la sua passione ed è collezionista, oltre che di qualsiasi veicolo targato Piaggio, anche di Mercedes, e con uno dei suoi modelli preferiti ha preso parte a tre edizioni della Mille Miglia nell’ultimo decennio: “Colleziono Vespa, Ape e ogni altra cosa che li riguardi dal 1990, e l’amore per il “mistero” Vespa mi ha portato a raccogliere in tutti questi anni qualsiasi genere di materiale, documenti e fotografie storiche per arricchire ogni giorno di più il mio bagaglio culturale”.

Un imprenditore, dunque, che quotidianamente si confronta con importanti aziende sparse per i cinque continenti che lo portano frequentemente a salire su un aeroplano per chiudere contratti o avviare collaborazioni dall’Europa alla Cina, dal Sudamerica ai Paesi arabi. E’ con questa visione del mondo a 360° che ha deciso di affrontare una sfida affascinante, quella delle imminenti elezioni alla carica di Presidente del Vespa World Club, l’associazione internazionale che riunisce i Vespa Club nazionali di tutto il mondo: “Innanzitutto ringrazio il Vespa Club d’Italia che mi ha concesso questa grande occasione. A prescindere da quanto sarà possibile ottenere, rappresentare il più antico sodalizio vespistico è un grande onore e una responsabilità”.

  • Sig. Calestrini, come vede il futuro del vespismo organizzato a livello globale?

“Siamo in un periodo difficile a causa della pandemia, che ha bloccato quasi totalmente l’attività, e i segnali per il futuro immediato sono ancora difficili da decifrare. Nutro comunque fiducia perché il movimento vespistico ha enormi potenzialità ovunque, e nei miei intendimenti c’è l’idea di ampliarlo ulteriormente soprattutto là dove esistono volontà positive ma difficoltà nella realizzazione dei progetti”.

  • Ricoprire il ruolo di Presidente del Vespa World Club è un impegno non indifferente.

“Ne sono ben consapevole, ma la cosa non mi spaventa perché esiste un serbatoio di persone all’altezza che a mio avviso hanno le capacità per far emergere le rispettive realtà nazionali. Coinvolgere tutte queste risorse umane è secondo me indispensabile per far crescere il movimento vespistico mondiale, affinché Vespa sia sempre più il veicolo di riferimento per la mobilità individuale e al contempo riunisca centinaia di migliaia di persone sotto un’unica bandiera, quella del Vespa World Club”.

  • Vuole precisare perché si candida direttamente alla Presidenza?

“Bisogna porre attenzione e spiegare un aspetto fondamentale di questa elezione: mi sono candidato a Presidente in quanto è lo stesso regolamento elettivo che lo prevede. Ci si può infatti candidare all’ingresso nel Consiglio, ma è necessario esprimere in precedenza la disponibilità al massimo incarico. Dunque, è stato un passaggio obbligato”.

  • Cosa significherebbe il ritorno di un italiano alla Presidenza del Vespa World Club?

“La domanda mi permette di ricordare che il primo Presidente dell’Associazione è stato Roberto Leardi, che ancora oggi ne è Presidente onorario. La mia posizione sarebbe equidistante, improntata a un rapporto paritetico con tutti i Vespa Club nazionali presenti e futuri: un Presidente deve essere il Presidente di tutti e operare nella maniera più efficace per il beneficio collettivo tenendo in considerazione quanto le singole realtà sono capaci di esprimere. L’obbiettivo principale è la crescita quantitativa e qualitativa del movimento vespistico, torno a sottolinearlo: non esistono né Paesi né singoli vespisti di Serie A o di Serie B. Ognuno di noi fa parte di questa grande famiglia, ha diritto di parola e di essere ascoltato. E solamente con la competenza e un grande lavoro di équipe si potranno raggiungere i traguardi prefissati nel rispetto di tutti i valori che da oltre settant’anni contraddistinguono questa grande famiglia vespistica. Sono un imprenditore, abituato ad analizzare le situazioni e identificare in breve tempo le soluzioni ai problemi: credo che sia possibile far sviluppare il nostro mondo nei prossimi anni con un dialogo costante e la collaborazione di tutti”.

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